Le Cinque Torri non hanno bisogno di presentazioni. Sono tra i gruppi dolomitici più conosciuti e fotografati. Tra le varie torri si snodano moltissimi itinerari di varia difficoltà. Sono anche presenti delle falesie. Dal sito web guidedolomiti.com:
“Il 29 giugno 1927, le guide ampezzane Angelo e Giuseppe Dimai “Déo” tracciarono una nuova via di quinto grado sulla soleggiata parete meridionale della Torre Grande d’Averau (Cima Sud). In cordata con le due giovani guide erano legati un amico, Arturo Gaspari “Becheréto”, e una signorina ventinovenne, Miriam E. O’Brien, americana d’origine irlandese e spericolata scalatrice, alla quale poi fu dedicata la via. La “Miriam”, banco di prova per generazioni di alpinisti, ancora oggi è molto amata dagli scalatori in virtù della solidità della roccia, dell’esposizione favorevole e dei passaggi variati e divertenti. Il 3 agosto 2001 il figlio di Miriam O’ Brien, Brian Underhill, è giunto di proposito da Boulder (Colorado) nelle Dolomiti, con l’intenzione di ripetere la salita aperta dalla madre nel periodo eroico dell’alpinismo ampezzano. Underhill, pensionato sessantaduenne, è un ottimo scalatore. Ha superato con grande soddisfazione i 160 metri della classica parete in compagnia della figlia dodicenne Vivian e della guida Enrico Maioni “Coleto”, ripromettendosi di ritornare ancora a Cortina per far conoscere alle altre due giovani figlie il magico mondo roccioso che, negli anni ‘20, fece innamorare l’intrepida madre, il cui nome rimane scolpito su una delle più amate ascensioni della valle d’Ampezzo.
Pare che la prima ascensione invernale della nota via Miriam sulla Torre Grande d’Averau risalga al 3 gennaio 1954, per opera di M. Bianchi e F. Faccin di Monza.”
Itinerario molto ripetuto; nulla si staccherà dalle vostre mani durante la ripetizione. In via sono presenti pochi chiodi.
Da Cortina d’Ampezzo salire la strada statale 48 in direzione del Passo Falzarego. Raggiunto il ponte di Ru Bianco si prende, sulla sinistra, una strada asfaltata (indicazioni) che sale al rifugio Cinque Torri dove si parcheggia. La torre che sovrasta il rifugio è la Torre Grande. La parete sud-est è caratterizzata da un grosso avancorpo che arriva quasi a metà parete. Verso il margine sinistro di questo avancorpo, vicino alla parete gialla strapiombante, una spaccatura forma un diedro. Questo è l’attacco, in comune con la via Diretta Dimai.
1° tiro:
salire in verticale puntando ad uno strapiombino giallo con roccia molto levigata. Superarlo e spostarsi un po’ a sinistra per aggirare un secondo strapiombino. Tornare nel diedro fessurato e seguirlo fino al suo termine dove si sosta (2 fittoni) su un piccolo pulpito sulla destra. 30 Mt., V, IV+, 3 chiodi, 2 anelli cementati (per eventuali soste intermedie).
2° tiro:
salire le facili roccette sopra la sosta sino a raggiungere una spaccatura. Con un passo atletico uscire a destra e, pochi metri dopo, iniziare a traversare a sinistra passando sotto un tetto orizzontale fino alla sosta (1 anellone cementato).
50 Mt., IV+, II, III, 1 anellone cementato (poco più a destra 3 vecchi chiodi), 1 clessidra con cordone, 1 sosta intermedia (2 fittoni).
3° tiro:
dalla sosta spostarsi a sinistra e salire in obliquo sfruttando la lama. Tiro breve ma atletico, esposto e molto bello.
10 Mt., IV+, 1 sosta intermedia (chiodi).
4° tiro:
traversare a sinistra con un’esposizione da brivido sino a raggiungere una fessura verticale. Salirla e raggiungere la soprastante terrazza dove si sosta (1 anellone cementato). 15 Mt., IV, 1 chiodo.
5° tiro:
proseguire lungo il diedro aperto che caratterizza le prossime lunghezze stando inizialmente a sinistra e successivamente a destra fino a raggiungere la sosta (1 chiodo cementato). 30 Mt., IV, V, 2 chiodi, 2 chiodi cementati.
6° tiro:
proseguire ancora lungo il diedro che, dopo pochi metri, diviene camino sino ad uscire su di una cengia. Rimontare un muretto e poi spostarsi a destra entrando in un altro camino al termine del quale si trova la sosta (1 anellone cementato).
30 Mt., V, IV, 2 chiodi cementati.
7° tiro:
proseguire lungo il canalino a destra della sosta sino alla vetta dove si attrezza la sosta (clessidra). 25 Mt., III+, II.
La discesa avviene mediante la macchinosa via Normale. Dalla vetta scendere arrampicando l’ultima lunghezza di corda percorsa. Raggiunta la sosta traversare per 7 metri verso sinistra (viso a monte) sino a raggiungere un ancoraggio di calata. Con una doppia di 10 Mt. raggiungere una cengetta che si segue verso sinistra (viso a monte). Scendere arrampicando su difficoltà di II, III sino ad un cavo metallico che traversa a destra (viso a valle). Ignorarlo e scendere, superando dei grossi blocchi incastrati, alla terrazza poco più a sinistra. Da qui salire leggermente ad una selletta (ometti) dalla quale si scende verso destra (passi di I e II) sino a raggiungere un ancoraggio. Con una calata da 25 Mt., si arriva alla base della parete sul versante nord-ovest. Si segue brevemente la traccia verso sinistra (viso a valle) che costeggia la parete passando accanto all’attacco e successivamente al parcheggio.